sabato 1 gennaio 1994

La Buca del Pannè


La Buca del Pannè si trova in val Serenaia, nel nord delle Alpi Apuane, in provincia di Lucca (Toscana). E' una grotta molto grande, non solo per i numeri - cinque chilometri di gallerie, saloni e pozzi, per 576 metri di profondità - ma anche per le dimensioni dei suoi ambienti, quasi sempre larghi, comodi, con pareti distanti fra di loro anche decine di metri e soffitti a 10/15 metri dal pavimento. E' stata scesa per la prima volta dagli speleologi emiliani (OSM Modena e GSPGC Reggio Emilia) su indicazione di Giuseppe Casotti, un abitante del vicino paese di Gorfigliano. Era la primavera del 1994 quando le prime luci dell'acetilene illuminavano il pozzo di ingresso del Pannè. Allora non sapevamo ancora che stavamo per intraprendere l'affascinante l'esplorazione di una delle grotte più grandi della zona, ma la forte corrente d'aria presente nei primi metri era un segno inconfondibile del grande abisso!


Settimana dopo settimana, mese dopo mese, la Buca del Pannè ci ha visto scendere al suo interno, armati di corde, moschettoni, attacchi, viveri e attrezzature varie per esplorarne ogni centimetro, alla ricerca di tutte le sue vie, dei suoi fiumi, delle sue cascate. L'anno successivo, girando fra i boschi attorno all'ingresso della grotta, viene trovato un grande pozzo a cielo aperto. Questa enorme spaccatura nel terreno precipita per circa 250 metri nel sottosuolo, in un'unica verticale, intervallata qua e là da piccoli terrazzi e cengie, fino a terminare la sua corsa dentro il Pannè, esattamente nel grande salone al fondo della grotta. Sarà chiamata Buca dei Faggi, e rappresenta il secondo ingresso della grotta. Intanto le esplorazioni continuano, si aggiungono metri su metri alla topografia e l'estate successiva viene organizzato un campo spelologico, coinvolgendo anche speleologi toscani, romagnoli, siciliani, con lo scopo di cercare nuovi ingressi sulle pendici del M.Cavallo.


Così è, e fra tutti i buchi dai quali esce aria di grotta ce n'è uno che più di tutti merita lavori di disostruzione; è stato siglato MC5 (Monte Cavallo n.5) e da buchetto si trasformerà in grotta, anzi diventerà il 3° ingresso del complesso, quello più alto, quello che porterà tutta la grotta a misurare 576 metri di dislivello. Certo, ancora non lo sappiamo che l'MC5 si unirà al Pannè; ci vorrà un altro anno di esplorazioni, di salite lungo le pendici dei monti carichi di sacchi da grotta e di discese lungo i pozzi della grotta, facendo attenzione alle frane sempre in agguato su questi friabili calcari selciferi, prima di trovare il collegamento con la parte più alta del Pannè. Si entra in grotta in tarda mattinata, si esplora per tutta la notte e si esce alle prime ore del mattino, a volte ancora di notte sotto un cielo stellatissimo; altre volte invece sotto meravigliose nevicate, belle a vedersi, un po' meno a starci in mezzo, dovendo scendere a valle dai 1600 mt di quota, con grandi e pesanti zaini in spalle, con ramponi e piccozza per pendii niente affatto dolci. Ma è il bello della speleologia, il bello dell'esplorazione..8e>

Passa un altro anno, siamo nel 1997 e ancora si esplora questa grande grotta. Le vie di collegamento fra l'ingresso alto e il resto della grotta sono diventate due, le diramazioni interne sono decine, le topografie ci dicono che abbiamo raggiunti i 5 km di sviluppo; abbiamo fotografato tutti gli ambienti, non ci rimane che fare un ultimo studio, colorare le acque della grotta con un tracciante (non inquinante, sia chiaro) per vedere in quale sorgente risorgono. Immettiamo 5 kg di fluoresceina, coordinati dalla Federazione Speleologica Toscana, e posizioniamo dei fluo-captori nelle sorgenti più probabili. Dopo pochi giorni la sorgente di Equi Terme risulta positiva, le acque sotterranee di val Serenaia arrivano fin lì. Con il 1998 terminano le esplorazioni nella grotta, si provvede a disarmare la cavità, a portare fuori tutto il materiale che era servito per muoversi dentro in sicurezza, si posiziona una targhetta metallica al suo ingresso con riportato il nome e il numero catastale (le grotte in Italia hanno un catasto in ogni regione che ne raccoglie e conserva tutti i dati). Come tutte le grotte non turistiche la Buca del Pannè non è visitabile. Ci possono accedere solo gli speleologi, in quanto capaci di utilizzare le tecniche necessarie per muoversi in sicurezza in ambienti ipogei. Nel 2001 il Pannè concede un ultimo guizzo esplorativo; durante una battuta nei suoi dintorni viene trovata un altra grotta, con un ingresso a cunicolo, ma con tantissima aria. Si inizia ad esplorare questa grotta, molto simili per conformazione e rocce al Pannè, a tal punto che la battezziamo "Pannino", e dopo poche centinaia di metri di percorso ci ritroviamo in cima ad uno dei pozzi iniziali del Pannè, confermando il Pannino come 4° ingresso della grotta.


La Buca del Pannè rimane fino a oggi la grotta più grande della val Serenaia, un complesso che misura oltre 5 km di lunghezza; profondo quasi 600 metri e con ben 4 ingressi, 3 posti tutti attorno ai 1400 m slm, e uno, il più alto, l'MC5, a 1600 m slm.
Alla sua esplorazione hanno partecipato, negli anni che vanno dal 1994 al 1998, gli speleologi appartenenti al OSM Sottosopra Modena, al GSPGC Reggio Emilia, al GSL Lucca, oltre a decine di altri speleologi provenienti da diverse parti d'italia, dalla Sicilia al Piemonte. I dati catastali con le relative topografie sono reperibili presso il Castato delle cavità naturali della Toscana, curato e gestito dalla Federazione Speleologica Toscana. Foto, video e altra documentazione è conservata invece presso la sede dell'OSM Sottosopra Modena.